Non è facile scrivere un articolo per una persona che se n’è andata, una persona che per me, per tutti noi che la conoscevamo, era così importante. È qualcosa di innaturale, di difficile, come se le parole non volessero uscire per non riaprire una ferita così fresca. Se mai ha cominciato a chiudersi. Non è da molto che te ne sei andata, Yle, ed è ancora difficile accettare la dura realtà, specialmente per chi ti è stato più vicino nel corso della tua breve ma intensa vita. La maggior parte della gente conosce solo la tua triste storia. I giornali sanno solo che eri brava nella pallavolo. I professori magari ti ricordano per la tua media eccellente, per la tua sete insaziabile di conoscenza, per la tua generosità verso i compagni, per la modestia, forse anche un po’ per la timidezza. Chi ha avuto modo anche solo di vederti per strada,conoscendoti in modo superficiale, ha impresso quel sorriso che portavi ovunque con te, che non ti abbandonava mai, nemmeno nei momenti più tristi. Un sorriso che donavi senza chiedere nulla in cambio, perché c’era sempre chi ne aveva bisogno, e poter aiutare qualcun altro, anche se in un modo così semplice,era per te la cosa più importante di tutte. È forse questo che ci manca di più di te: il sorriso. Un gesto davvero banale, che però in questo momento sentiamo di non riuscire a replicare. Che pesa più del vuoto e del male che ci tormenta dentro. Un sorriso che è così difficile strappare dalle labbra di chi ti ha amato davvero, perché, ognuno a modo suo, chi ti conosceva oltre le apparenze non poteva che amarti. Amarti per tutto quello che hai saputo donare, che fa spavento, per certi versi, perché sei riuscita a dare tantissimo in così poco tempo. Eri sempre la prima a preoccuparti degli altri, anche se certe volte eri tu ad aver bisogno di aiuto, come capita a tutti. Quella che si metteva in prima linea se c’era un problema da risolvere, ma preferiva agire dietro le quinte, perché le luci della ribalta non ti sono mai interessate. Ti abbiamo amato perché eri davvero una persona diversa dalle altre, che aveva il coraggio di andare controcorrente, e se necessario di esporre le proprie idee senza paura del giudizio della massa, una dote così rara, al giorno d’oggi. E poi eri amata perché eri una persona speciale, punto e basta. Non c’è bisogno di altre spiegazioni, perché è impossibile spiegare l’inspiegabile. Di solito le persone per essere ricordate devono compiere degli atti eccezionali, nel bene e nel male. Tu non hai fatto niente di tutto questo. No, perché non hai dovuto far nulla se non essere te stessa, sempre e comunque. E in questo modo così scontato hai lasciato un segno dentro ognuno di noi, magari senza saperlo. Un segno indelebile che ci porteremo dentro per tutta la vita, e che forse ce la cambierà. Ad un mese e mezzo dalla tua scomparsa resta solo un senso di profondo sgomento, perché nessuno, nessuno, può morire a diciotto anni. Nessuno dovrebbe andarsene così presto, nel fiore degli anni, anche se sempre più spesso dobbiamo confrontarci con questa triste realtà. L’orrore di fronte a questi pensieri è tale che tutti siamo portati a dire: “Tanto capita sempre agli altri”. E poi ti svegli una mattina, e la tua vita è completamente stravolta, senza possibilità di tornare indietro. Tutto cambia, anche le cose più stupide: andare a scuola diventa un peso, girare per la città dà uno strano senso di vuoto, fare sport diventa d’un tratto insignificante, e anche divertirsi certe volte riesce impossibile. Eppure se c’è una cosa di cui sono certo è che tu, nel tuo immenso altruismo, non avresti voluto che tutto si fermasse per te, nemmeno di fronte ad una cosa così devastante. La vita deve andare avanti, lo dicevi sempre, e lo dimostravi con la grinta infinita con la quale hai affrontato questa lotta. Purtroppo non è bastato, ma forse questo tuo piccolo insegnamento ci aiuterà ad andare avanti, a scalare questa strada in salita che è la nostra vita. Magari ci aiuterai da lassù. Magari spianandoci la strada, almeno un po’. Magari facendoci ricominciare a sorridere, con il tempo. Come diceva Jim Morrison: “Sorridi, anche se il tuo sorriso è triste, perché più triste di un sorriso triste c’è solo la tristezza di non saper sorridere”. E noi continueremo a sorridere, per te, anche se questo gesto non avrà più lo stesso sapore di prima. Vivrai per sempre nei nostri cuori.
RECAPITI
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